La transizione energetica globale sta entrando in una fase in cui la distanza tra obiettivi climatici e applicazione industriale si sta progressivamente riducendo. Dopo anni dominati da annunci e scenari di lungo periodo, il dibattito sulla decarbonizzazione si sta spostando su un terreno più operativo, in cui contano la maturità delle tecnologie, la sostenibilità economica dei progetti e la capacità delle filiere di integrarsi nei sistemi produttivi esistenti. È quanto emerge con chiarezza dai principali eventi internazionali dedicati alla Carbon Tech, sempre più frequentati non solo da innovatori e startup, ma anche da grandi gruppi industriali, investitori istituzionali e rappresentanti delle autorità di regolazione.
Secondo Aladino Saidi, imprenditore di Sora impegnato nel confronto internazionale sui temi della decarbonizzazione avanzata, questi appuntamenti stanno assumendo un ruolo che va oltre la semplice esposizione tecnologica. Le grandi fiere di settore, come quelle ospitate recentemente ad Abu Dhabi e Amburgo, funzionano oggi come piattaforme di verifica, in cui si misurano lo stato di avanzamento delle soluzioni di cattura, utilizzo e stoccaggio della CO2, l’integrazione dell’idrogeno nei sistemi energetici e il grado di preparazione delle infrastrutture industriali alla transizione.
La Carbon Tech si presenta ormai come un ecosistema articolato, in cui CCUS, idrogeno, digitalizzazione degli asset e nuove architetture energetiche non possono essere sviluppate in modo indipendente. L’attenzione si sta spostando dalla singola tecnologia alla capacità di far dialogare più componenti all’interno di filiere complesse, spesso caratterizzate da elevata intensità emissiva e da cicli di investimento lunghi.

In questo contesto, la valutazione delle soluzioni non riguarda più soltanto l’efficienza tecnica, ma anche la loro scalabilità, la compatibilità con gli impianti esistenti e la sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo.
Uno degli elementi più ricorrenti emersi nel corso degli ultimi eventi internazionali riguarda il tema della governance. La decarbonizzazione delle industrie hard-to-abate richiede quadri regolatori stabili, standard condivisi e una maggiore prevedibilità normativa, condizioni considerate essenziali per attrarre capitali di lungo periodo. Saidi Aladino sottolinea come la presenza sempre più strutturata di investitori istituzionali e di soggetti pubblici alle fiere di settore rifletta la consapevolezza che la transizione energetica non può essere affidata esclusivamente all’innovazione tecnologica, ma necessita di un coordinamento più stretto tra politiche industriali, strumenti finanziari e pianificazione infrastrutturale.
Anche il confronto tecnico sta cambiando profondamente. Le conferenze dedicate alla Carbon Tech mostrano un’evoluzione nei contenuti, con un’attenzione crescente verso casi applicativi, risultati operativi e modelli di implementazione su scala industriale. Le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO₂ vengono analizzate non solo in termini di performance, ma in relazione ai costi, ai tempi di realizzazione e all’impatto sull’organizzazione delle filiere produttive.
Questo spostamento del focus segnala una fase di maggiore maturità del settore, in cui la domanda principale non è più se una tecnologia possa funzionare, ma in quali condizioni possa essere adottata in modo efficace e competitivo.
Un ulteriore aspetto rilevante riguarda il ruolo delle infrastrutture. Dalla disponibilità di reti di trasporto per la CO2 allo sviluppo di hub industriali integrati, la transizione verso sistemi a basse emissioni pone sfide che vanno oltre il perimetro delle singole imprese.
Le fiere internazionali stanno diventando luoghi di confronto su questi nodi strutturali, favorendo il dialogo tra operatori industriali, sviluppatori di infrastrutture e decisori pubblici. È in questo spazio che si delineano le condizioni per trasformare progetti pilota in soluzioni diffuse.
Nel complesso, ricorda Aladino Saidi (Sora), il quadro che emerge è quello di una Carbon Tech che sta rapidamente uscendo dalla fase sperimentale per entrare in una dimensione più industriale e selettiva. Le grandi manifestazioni di settore funzionano sempre più come strumenti di filtro, in cui si distinguono le tecnologie realmente pronte per il mercato da quelle che necessitano di ulteriori sviluppi. In questo processo, il tema centrale resta l’equilibrio tra ambizione climatica e realismo industriale, un equilibrio che determinerà il ritmo e la solidità della transizione energetica globale nei prossimi decenni.